San Matteo e l'angelo
- Appartenenza oggetto
- Proprio
- Categoria
- Scultura in terracotta
- Città
- Roma
- Luogo di conservazione
- Museo Nazionale del Palazzo di Venezia
- Luogo di collocazione
- Sala 21
- Inventario
- PV 10401
- Materia e tecnica
- Terracotta/ patinatura
- Autore
- Scultore attivo a Roma nei primi decenni del XVII secolo
- Datazione
- Inizio XVII secolo
- Dimensioni
- cm 40,5 x 22,5
- Provenienza
- Collezione Pollak (1947)
- Copyright immagine
- SSPSAE e per il Polo Museale della città di Roma
Descrizione breve
La scultura è entrata a far parte delle collezioni del Museo di Palazzo Venezia nel 1952 a seguito della donazione di Margaret Nicod Sussman in memoria del cognato, l'archeologo Ludwig Pollak. Lo stato di conservazione non è eccellente a causa dell'umidità sofferta durante il ricovero nel corso della Seconda Guerra mondiale che ne ha provocato lo sfaldamento degli strati superficiali di materia; si segnalano inoltre la perdita di entrambe le mani del santo e un certo appiattimento dei tratti del volto di entrambe le figure. Matteo è assiso con le gambe scalate e tiene sulla sinistra il libro con l'aiuto dell'angelo, stante al suo fianco; il santo è in atto di scrivere e volge di scatto la testa verso destra, colto da improvvisa illuminazione. La parte tergale presenta un'ampia fessura che ha consentito lo svuotamento dell'interno e la superficie liscia, con le pieghe del manto dell'evangelista appena accennate, denota la futura collocazione entro una nicchia o a ridosso di una parete. La prima indagine critica dell'opera si deve a Valentino Martinelli (1951) che ne evidenziò la stretta relazione con la scultura in travertino di analogo tema realizzata nel 1608 da Francesco Mochi (1580-1654) per una nicchia all'esterno della cappella Paolina in Santa Maria Maggiore. Santangelo (1954), pur riconoscendo una certa affinità con l'opera di Mochi così come con il Sant'Atanasio di Nicolas Cordier (1567-1612) sempre in Santa Maria Maggiore, rifiutò l'attribuzione ravvisandovi piuttosto i modi giovanili di Stefano Maderno (1570-1636). Si deve concordare con Santangelo e Barberini sull'estraneità dell'opera rispetto ai modi di Mochi, le cui figure hanno corpi allungati e sempre in movimento, quasi contorti da una forza spirituale interiore che si riverbera anche nelle vesti e nei mantelli, solcati da ampie pieghe concentriche. Pare assai più pertinente riportare l'attenzione sul nome di Stefano Maderno autore di numerosi gruppi in terracotta, copie dall'antico e creazioni originali.
Cristiano Giometti
Bibliografia
V. Martinelli, Contributi alla scultura del Seicento: Francesco Mochi, in "Commentari", 2, 1951, p. 228; A. Santangelo (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo delle sculture, Roma 1954, p. 84-85; M. G. Barberini (a cura di), Sculture in terracotta del Barocco romano. Bozzetti e modelli del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, catalogo della mostra, Roma 1991, p. 31; O. Ferrari e S. Papaldo, Le sculture del Seicento a Roma, Roma 1999, p. 510; M. Favero, Francesco Mochi: una carriera di scultore, Trento 2008, p. 105