Beni Culturali Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per il Polo Museale della città di Roma

Modello di cembalo

Clavicembalo con Polifemo e Galatea - Harpsichord with Polyphemus and Galatea
Appartenenza oggetto
Proprio
Categoria
Scultura in terracotta
Città
Roma
Luogo di conservazione
Museo Nazionale del Palazzo di Venezia
Luogo di collocazione
Deposito al Museo degli Strumenti Musicali di Roma
Inventario
PV 10373
Materia e tecnica
Terracotta dorata
Autore
Gimignani Ludovico (1643-1697) e Giacomo Reiff
Datazione
1665 ca
Dimensioni
30 x 100 x 30 cm
Copyright immagine
SSPSAE e per il Polo Museale della città di Roma

Descrizione breve

La Galleria armonica è stata per lungo tempo una delle attrazioni più celebri della Roma del Seicento. Il suo ideatore, il musicista Michele Todini (1616-1690) aveva allestito nella sua casa a via dell'Arco della Ciambella una serie di "macchine" armoniche e matematiche da lui stesso ideate; il maestro dette inizio ai lavori della Galleria nel 1650 e, per portare a compimento il suo progetto, contrasse numerosi debiti che, nel 1677, ammontavano alla astronomica cifra di 9098 scudi e 90 baiocchi.  La cosiddetta "macchina maggiore" era costituita da ben sette strumenti (clavicembalo, organo, tre diversi tipi di spinetta, violino, lira ad arco) che potevano essere azionati contemporaneamente, o in varie combinazioni, attraverso un'unica tastiera. Altrettanto ricca era la composizione della "macchina di Polifemo e Galatea", di cui si conserva ancora il cembalo - il cosiddetto "Golden Hapsicord" - entrato a far parte delle raccolte del Metropolitan Museum di New York nel 1902. Polifemo, assiso su una montagna, suona una sorta di cornamusa (la "soredellina") per attrarre l'attenzione di Galatea, e al contempo una teoria di tritoni e nereidi trasportano il cembalo, annunciati da Cupido seduto su una conchiglia portata da un delfino. Le componenti scultoree furono eseguite nel 1665 dal noto intagliatore di origine tedesca Giacomo Reiff (Barbieri 2006),mentre l'invenzione compositiva è stata attribuita a Ludovico Gimignani. La critica è concorde nell'assegnare proprio a Gimignani l'esecuzione del bel modello in terracotta dorata del clavicordo per Todini, già nella collezione di Evangelista Gorga e ora in deposito presso il Museo degli Strumenti Musicali. L'opera, montata su una base in legno nero, non presenta grosse variazioni rispetto alla "macchina" oggi a New York e nel complesso anche le condizioni conservative sono buone, se si esclude la perdita delle dita di alcuni personaggi e del drappo svolazzante intorno al corpo di Galatea. La qualità scultorea e la plasticità delle figure rivela l'intervento di un esperto plasticatore; se una certa assonanza stilistica con la produzione grafica di Gimignani è piuttosto evidente, risulta più problematico attribuire al pittore anche la realizzazione del modello in esame, dal momento che niente si conosce della produzione scultorea dell'artista. Pare dunque plausibile che Gimignani abbia fatto ricorso ad uno scultore esperto, e dunque si può supporre che abbia affidato la traduzione plastica della sua idea proprio allo stesso Reiff, intagliatore di indubbio talento.

Cristiano Giometti 

Bibliografia

L. Cervelli (a cura di), La Galleria Armonica. Catalogo del Museo degli strumenti musicali di Roma, Roma 1994, pp. 304-305; S. Walker, F. Hammond (a cura di), Life and Arts in the Baroque Palaces of Rome. Ambiente Barocco, catalogo della mostra di New York e Kansas City, New Haven and London 1999, cat. 65, pp. 203-204; P. Barbieri, Michele Todini, in Roma Barocca. Bernini, Borromini, Pietro da Cortona, catalogo della mostra di Roma, a cura di M. Fagiolo, P. Portoghesi, Milano 2006, pp. 304-305

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pagina creata il 15/01/2009, ultima modifica 15/11/2010