Gioco della Morra
- Appartenenza oggetto
- Proprio
- Categoria
- Scultura in terracotta
- Città
- Roma
- Luogo di conservazione
- Museo Nazionale del Palazzo di Venezia
- Luogo di collocazione
- Deposito al Museo di Roma in Palazzo Braschi
- Inventario
- PV 1188
- Materia e tecnica
- Terracotta
- Autore
- Pinelli Bartolomeo (1781-1835)
- Datazione
- 1834
- Dimensioni
- 42x46x30
- Provenienza
- Cessione dal Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo (1920)
Descrizione breve
La fama di Bartolomeo Pinelli è legata in primo luogo alla sua vasta opera grafica ispirata alla vita della Roma del suo tempo e agli scorci suggestivi della città che ritrasse in numerosi acquerelli, disegni e stampe. Altrettanto significativa, seppur di più ridotta entità, è la sua produzione di plastica in terracotta, una forma d’arte che Pinelli esercitò sin dagli esordi, realizzando circa trenta sculture di piccolo formato, spesso firmate e datate. Oreste Raggi, il più accreditato biografo di Pinelli, racconta che il maestro “fece, negli ultimi giorni, molti gruppi in creta di piccola grandezza, che pure rappresentavano moderni costumi, e che vendeva, come era solito, a tenuissimo prezzo. […] Il quale modo di scolpire, tenuto da lui, piace, perché vi è sempre quello spirito, quel fuoco e quel tocco franco, che scorgi in ogni sua opera”. Pinelli progettò di modellare un centinaio di sculture ma, stando alle fonti, ne eseguì soltanto 29 e nel 1834 ne trasse anche una serie di incisioni (Gruppi pittoreschi modellati in terra-cotta da Bartolomeo Pinelli ed incisi all’acquaforte da lui medesimo). Un nucleo consistente di tali opere è giunto a Palazzo Venezia in due momenti distinti: 6 sculture sono state cedute nel 1920 dal Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, mentre le 4 rimanenti facevano parte della raccolta di Evangelista Gorga e sono state acquisite dallo Stato nel 1948. Molto vivace è la composizione del Gioco della morra: i due popolani – quasi certamente briganti -, uno visto di spalle e l’altro frontalmente, si sono tolti le giubbe per avere maggiore libertà di movimento e gesticolano in maniera animata discutendo sulla mossa appena scoperta.
Cristiano Giometti
>>Bibliografia
A. Santangelo (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo delle sculture, Roma 1954, p. 74; G. Incisa della Rocchetta (a cura di), Bartolomeo Pinelli, Roma 1956, pp. 199-200 n. XXIII