Testa dell'Ercole Farnese
- Appartenenza oggetto
- Proprio
- Categoria
- Scultura in terracotta
- Città
- Roma
- Luogo di conservazione
- Museo Nazionale del Palazzo di Venezia
- Luogo di collocazione
- In deposito al Museo di Roma in Palazzo Braschi, piano II, sala 35/B
- Inventario
- PV 1203
- Materia e tecnica
- Terracotta
- Autore
- Pinelli Bartolomeo (1781-1835)
- Datazione
- 1830-1835
- Dimensioni
- 40x23x16
- Provenienza
- Cessione dal Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo (1920)
Descrizione breve
La fama di Bartolomeo Pinelli è legata in primo luogo alla sua vasta opera grafica ispirata alla vita della Roma del suo tempo e agli scorci suggestivi della città che ritrasse in numerosi acquerelli, disegni e stampe. Altrettanto significativa, seppur di più ridotta entità, è la sua produzione di plastica in terracotta, una forma d'arte che Pinelli esercitò sin dagli esordi, realizzando circa trenta sculture di piccolo formato, spesso firmate e datate. Oreste Raggi, il più accreditato biografo di Pinelli, racconta che il maestro "fece, negli ultimi giorni, molti gruppi in creta di piccola grandezza, che pure rappresentavano moderni costumi, e che vendeva, come era solito, a tenuissimo prezzo. [...] Il quale modo di scolpire, tenuto da lui, piace, perché vi è sempre quello spirito, quel fuoco e quel tocco franco, che scorgi in ogni sua opera". Pinelli progettò di modellare un centinaio di sculture ma, stando alle fonti, ne eseguì soltanto 29 e nel 1834 ne trasse anche una serie di incisioni (Gruppi pittoreschi modellati in terra-cotta da Bartolomeo Pinelli ed incisi all'acquaforte da lui medesimo). Un nucleo consistente di tali opere è giunto a Palazzo Venezia in due momenti distinti: 6 sculture sono state cedute nel 1920 dal Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo, mentre le 4 rimanenti facevano parte della raccolta di Evangelista Gorga e sono state acquisite dallo Stato nel 1948. Da questo nucleo omogeneo per temi ispirati ad episodi tratti dalla vita dei briganti o ai costumi della campagna romana, si distaccano due sculture di matrice dichiaratamente classica. La prima è un'interpretazione piuttosto libera della testa dell'Ercole Farnese, opera capitale della statuaria antica oggi al Museo Archeologico di Napoli (inv. 6001). Rispetto all'originale, Pinelli si affretta nel delineare i riccioli della barba e dei capelli, e carica l'espressione di Ercole di un tono enfatico e quasi ingenuo. L'opera inizialmente assegnata al maestro romano da Mariani (1931), fu poi attribuita a Jacopo Sansovino da Federico Hermanin (1948), per essere ricondotta da Santangelo (1954) alla mano di un artista accademico
d'inizio Ottocento.
Cristiano Giometti
Bibliografia
F. Hermanin, Il Palazzo di Venezia, Roma 1948, p. 278; A. Santangelo (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo delle sculture, Roma 1954, p. 74