Cofanetto

- Appartenenza oggetto
- Proprio
- Categoria
- Scultura in bronzo
- Città
- Roma
- Luogo di conservazione
- Museo Nazionale del Palazzo di Venezia
- Luogo di collocazione
- Sala 16
- Inventario
- PV 09263
- Materia e tecnica
- Bronzo; patina naturale con tracce di lacca nera
- Autore
- Ambito padovano
- Datazione
- Inizio del XVI secolo
- Dimensioni
- cm 10 x 22,7 x 13,5
- Provenienza
- Collezione Barsanti (1934)
- Copyright immagine
- SSPSAE e per il Polo Museale della città di Roma
Descrizione breve
Due rilievi, eguali, sono posti a decorare i lati lunghi, altri due, eguali, quelli corti. Sulla fronte e sul retro sono raffigurati Due Centauri che recano sulla groppa due giovani Ninfe seminude.
I Centauri convergono verso il centro, reggendo entrambi, nella mano libera dall'abbraccio con le giovani, due alte cornucopie colme di frutta, che, congiungendosi alle estremità, sembrano formare una ghirlanda, al centro della quale è uno stemma con un elefante. Per questo stemma è stato ipotizzato che il Cofanetto di Palazzo Venezia possa appartenere alla famiglia Malatesta, ma l'elefante, com'è raffigurato, non presenta le caratteristiche araldiche della celebre famiglia di Rimini.
Negli altri esemplari del Cofanetto, entro la ghirlanda, sono posti generalmente dei busti classici sia maschili che femminili, modellati ad altorilievo ed assai sporgenti. Per lungo tempo lo Scrigno è stato considerato un oggetto di scavo e come tale pubblicato nei principali trattati settecenteschi. Si è pensato dapprima ad un artista padovano, perché i Centauri appaiono affatto simili a quelli che compaiono sul Candelabro del Riccio nella Basilica del Santo a Padova; poi sono stati assegnati a Cristoforo Caradosso da studiosi come AdolfoVenturi(1903) e ancora Bode (1921-22), il quale, però, ha optato successivamente anche per Bramante; quindi sono stati anche citati come autori sia Desiderio da Firenze da Planiscig(1930-31), che un seguace di Donatello da Pollak (1922); mentre Pope-Hennessy (1965) vi scorge riferimenti all'arte di Severo da Ravenna. Di fronte a tanta varietà di pareri sembra da accogliere l'opinione che l'autore sia un artista padovano del principio del Cinquecento.
Pietro Cannata
Bibliografia
L. Pollak, Raccolta Alfredo Barsanti (Trecento-Settecento), catalogo della collezione, Bergamo 1922, n. 36 p. 53; A. Santangelo, Museo di Palazzo Venezia. Catalogo delle sculture, Roma 1954, p. 39; H. R. Weihrauch, Die Bildwerke in Bronze und in anderen Metallen, München 1956, n.98 p.72-73.