Allegoria della Semplicità

- Appartenenza oggetto
- Proprio
- Categoria
- Scultura in terracotta
- Città
- Roma
- Luogo di conservazione
- Museo Nazionale del Palazzo di Venezia
- Luogo di collocazione
- Sala 26
- Inventario
- PV 00167
- Materia e tecnica
- Terracotta/ pittura/ legno/ intaglio/ doratura
- Autore
- Raffaelli Giuseppe (1686-1731)
- Datazione
- 1696-1698 ca.
- Dimensioni
- cm 50 x 25,5x 14,3
- Provenienza
- Ugo Jandolo (1919)
- Copyright immagine
- SSPSAE e per il Polo Museale della città di Roma
Descrizione breve
Nel 1919, quando entrò a far parte delle collezioni del Museo di Palazzo Venezia, si riteneva che la bella testa in terracotta fosse opera di Pietro Bracci e raffigurasse una Madonna: è interessante dunque ripercorrerne la storia critica per comprendere come, attraverso un lento processo di avvicinamento, si sia giunti ad individuare il vero autore e la corretta iconografia di questa pregevole scultura tardi barocca. Hermanin (1948) per primo la pubblicò con l'attribuzione al berniniano Antonio Raggi, mentre Santangelo la ritenne lavoro di un artista non romano databile all'ultimo quarto del Seicento. Sarà Atonia Nava Cellini (1960) a mettere in relazione il pezzo in esame con la statua della Semplicità per una delle nicchie della navata della chiesa romana di Santa Maria Maddalena. Individuato il nesso tra modello e traduzione finale, mancava da capire il nome dell'autore. Un documento reso noto da Mortari rivela che a scolpire in marmo la statua della Semplicità fu Giuseppe Raffaelli: Era il 22 novembre del 1696 e Raffaelli avrebbe completato il lavoro entro la fine del 1698, dunque si deve ragionevolmente ritenere che l'esecuzione del modello in esame risalga alle primissime fasi della commissione. La testa pudicamente reclinata e lo sguardo abbassato della Semplicità, più che alla Santa Susanna di du Quesony, rimandano alle molte Madonne annunciate dipinte in quegli anni da Carlo Maratti e tradotte con altrettante sensibilità in forme plastiche da Camillo Rusconi.
Cristiano Giometti