Comunione di Santa Maria Maddalena

- Appartenenza oggetto
- Proprio
- Categoria
- Scultura in terracotta
- Città
- Roma
- Luogo di conservazione
- Museo Nazionale del Palazzo di Venezia
- Luogo di collocazione
- Sala 24
- Inventario
- PV 10376
- Materia e tecnica
- Terracotta/ patinatura
- Autore
- Ambito romano
- Datazione
- 1725-1750 ca.
- Dimensioni
- cm 71x53x18
- Provenienza
- Collezione Gorga (1948)
- Copyright immagine
- SSPSAE e per il Polo Museale della città di Roma
Descrizione breve
Il rilievo di forma rettangolare raffigura il vescovo Massimiano che impartisce l'ultima comunione a Maria Maddalena; la santa, in preda al deliquio, è inginocchiata e sostenuta da un gruppo di angeli. L'ambientazione desertica è ben tradotta da uno sfondo frammentato in tanti piccoli piani solcati da numerosi solchi; un brioso coro di angioletti e cherubini assiste alla scena dal cielo e contribuisce a smorzare con grande levità i toni drammatici della rappresentazione. Il manufatto ha subìto alcuni danni nel corso del tempo e le sue condizioni conservative sono abbastanza critiche. L'opera fu esposta nel 1911 alle Mostre Retrospettive di Castel Sant'Angelo, senza indicazione dell'autore e con una datazione generica al XVII secolo. Dopo essere entrata al Museo di Palazzo Venezia nel 1948 a seguito della cessione della raccolta di Evan Gorga, fu Santangelo a pubblicarla nuovamente (1954) proponendo una datazione intorno al 1730-1740 e assegnandola, seppur cautamente, a "Filippo Canarte, autore delle sculture ornanti l'ordine superiore della facciata della Chiesa della Maddalena". Lo studioso si riferiva a Giuseppe Canart (†1790) che eseguì la sola statua di Santa Caterina de' Ricci, pagata 250 scudi e posta in opera nel 1735. Le creazioni autonome di questo interessante artista sono al momento troppo scarse per poter stabilire dei termini di confronto con la terracotta in esame. Inoltre l'arco cronologico della sua permanenza romana, presumibilmente iniziata verso la metà del secondo decennio del Settecento, sembra troppo avanzato in relazione ai caratteri stilistici del rilievo di Palazzo Venezia, la cui esecuzione dovrebbe risalire agli ultimi due lustri del XVII secolo. Ancora abbastanza viva sembra l'eco della scultura berniniana, soprattutto nella figura del vescovo Massimiano che ricorda nella posa e nell'espressione concentrata del volto i Padri della chiesa per la Cattedra di San Pietro, mentre la Maddalena non è immune dall'influsso della plastica di Antonio Raggi. In aggiunta, si nota come l'intera composizione sia percorsa da una febbrile vivacità che conferisce alla solida plasticità delle figure la vibrazione caratteristica delle opere di Pierre Le Gros. Si può dunque parlare di un artista attivo a Roma alla fine del Seicento che, attraverso lo studio e la rielaborazione degli esempi dei grandi scultori contemporanei, è alla ricerca della propria autonomia espressiva.
Cristiano Giometti
Bibliografia
Guida Generale alle Mostre Retrospettive di Castel Sant'Angelo 1911, p. 232; A. Santangelo (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo delle sculture, Roma 1954, p. 77; M. Toscano, Giuseppe Canart da scultore a conservatore (1738-1790): un percorso biografico e professionale, in R. Poso (a cura di), Riconoscere un patrimonio, atti del seminario di studi, Galatina 2007, pp. 43-75