Madonna Annunciata (?)
- Appartenenza oggetto
- Proprio
- Categoria
- Scultura in legno
- Città
- Roma
- Luogo di conservazione
- Museo Nazionale del Palazzo di Venezia
- Luogo di collocazione
- Sala 13
- Inventario
- PV 01484
- Materia e tecnica
- Legno di pioppo/ scultura/ pittura/ doratura
- Autore
- Ambito padovano
- Datazione
- 1450-1475 ca.
- Dimensioni
- cm 121 x 37 x 22
- Provenienza
-
Chiesa di S. Giovanni Evangelista a San Demetrio ne' Vestini (AQ); Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo (1920)
- Copyright immagine
- SSPSAE e per il Polo Museale della città di Roma
Descrizione breve
Recuperata dopo il terremoto di Avezzano del 13 gennaio 1915 dall'allora Soprintendenza alle opere e ai monumenti e sistemata presso la Mole Adriana fino al 1920, anno in cui passò a Palazzo Venezia dove oggi si conserva, proveniente dalla parrocchiale di San Demetrio ne' Vestini (Mariani, 1932, p. 429), la scultura, in legno di pioppo (analisi del CNR-IVALSA, Firenze), rappresenta una figura femminile stante, con tunica rosso cinabro e manto internamente in azzurrite e rivestito di oro puro steso su bolo e su una preparazione in gesso e tela (analisi FORS del CNR-ICVBC, Firenze e XRF del Laboratorio Mida di C. Falcucci, Roma), priva di attributi iconografici, ma che, dal viso giovanile con i tratti regolari e sereni e dalle mani delicate con lunghe dita ben disegnate che sorreggono un libro rosso come irrinunciabile strumento di certezza, si può intuitivamente riconoscere come Vergine annunciata (Fachechi 2010). Gli studiosi che hanno tentato una definizione culturale della scultura si sono orientati su ambiti geografici assai differenti: pubblicata da Balzani come opera abruzzese del sec XIII (1910, p. 37), spostata due secoli avanti da Gavini (1932, p. 18), giudicata invece di uno scultore donatelliano, forse Michelozzo, da Mariani (1932) e poi da Hermanin (1948, p. 268), l'opera è stata inserita in ambito padovano da Santangelo (1954, pp. 70-71), che la data alla fine del Quattrocento, seguito poi da Carli (1960, p. 106) e da altri studiosi. Nonostante qualche tentativo di riportare la scultura in ambito abruzzese (Moretti, 1968, p. 96), ha prevalso, negli studi recenti, l'inserimento dell'opera nell'ambito del Rinascimento padano, quello di ‘stretta osservanza donatelliana' di metà Quattrocento, fino ad arrivare all'accostamento con le sculture attribuite a Mantegna (Ericani, 2006, p. 407), 'addolcite' però dall'eleganza composta di Antonio Vivarini.
Grazia Maria Fachechi
Bibliografia
V. BALZANO, L’arte abruzzese, Bergamo 1910; I. C. GAVINI, Sommario della storia della scultura in Abruzzo, Casalbordino 1932; V. MARIANI, Una scultura in legno del Museo di Palazzo Venezia, in "Dedalo", a. VI, 12, 1932, pp. 429-439; F. HERMANIN, Il Palazzo di Venezia, Roma 1948, p. 268; A. SANTANGELO, Museo di Palazzo Venezia: catalogo delle sculture, Roma 1954, pp. 70-71, fig. 67; Museo Nazionale d'Abruzzo nel castello cinquecentesco dell'Aquila, a cura di M. Moretti, L'Aquila 1968, p. 96; G. ERICANI, in S. MARINELLI e P. MARINI a c. di, Mantegna e le arti a Verona 1450-1500, cat. mostra, Verona - Palazzo della Gran Guardia, 16 settembre 2006 – 14 gennaio 2007, Venezia 2006, scheda 141, pp. 406-408; G.M. Fachechi, in La forma del Rinascimento. Donatello, Andrea Bregno, Michelangelo, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Venezia, 20 maggio-5 settembre 2010), a cura di C. Strinati e C. Crescentini, Roma 2010, pp. 234-235.